Attentato alle Torri Gemelle: ecco perché potrebbero essere stati i Massoni Americani e non gli Arabi

In Italia gli Anni di Piombo sono stati caratterizzati dalla cosiddetta Strategia della Tensione, che aveva dietro l’americana CIA. Non è poi così assurdo ipotizzare che una tattica simile (terrorizzare la popolazione: «creare ordine per invocare ordine», come recita il Piano di Rinascita della P2) sia stata applicata anche nel Paese che l’ha inventata ed esportata.

È Storia, non più cronaca.
La mattina dell’11 settembre 2001 quattro aerei di linea, appartenenti a due delle maggiori compagnie aeree statunitensi (United Airlines e American Airlines) furono dirottati da 19 terroristi appartenenti ad Al-Qāʿida. Due aerei (il volo American Airlines 11 e il volo United Airlines 175) furono fatti schiantare rispettivamente contro le torri Nord e Sud del World Trade Center, nel quartiere della Lower Manhattan di New York. Nel giro di 102 minuti entrambe le torri crollarono. I detriti e gli incendi causarono poi il crollo parziale o totale di tutti gli altri edifici del complesso del World Trade Center. Un terzo aereo, il volo American Airlines 77, fu fatto schiantare contro il Pentagono, sede del Dipartimento della Difesa, nella contea di Arlington in Virginia. L’attacco causò il crollo della facciata ovest dell’edificio. Un quarto aereo, il volo United Airlines 93, venne fatto inizialmente dirigere verso Washington ma precipitò successivamente in un campo nei pressi di Shanksville, in Pennsylvania, a seguito di una eroica rivolta dei passeggeri. Gli attacchi causarono la morte di 2.977 persone (più i 19 dirottatori) e il ferimento di oltre 6.000.

Già nei primi successivi anni furono in molti a non credere alla “versione ufficiale”. Ed entro il primo decennio dagli attentati una teoria del complotto si affermò su tutte le altre: le Torri Gemelle erano “minate”, non crollarono per gli aerei che vi si schiantarono.

Come sempre, quando c’è di mezzo una teoria del complotto, si finisce per andare da un estremo all’altro. Il primo estremo è la realtà: ciò di cui fummo tutti testimoni; all’altro estremo si situano gli esplosivi di cui le Torri sarebbero state disseminate per farle crollare (non si capisce perché).
E come sempre accade, l’estremo della “verità nascosta” finisce per oscurare le possibilità che stanno “nel mezzo”, e che potrebbero essere molto più plausibili.
In altre parole, la “verità” potrebbe essere “nascosta” a metà strada, senza bisogno di ipotizzare l’ipotesi più estrema — e meno credibile.

Esplorai questa possibilità “a metà strada” già un paio di anni dopo quel tragico giorno, poiché anche a me sembrò perlomeno curioso che 19 terroristi arabi fossero liberi di scorrazzare in giro per i cieli d’America dopo essersi impadroniti di ben 4 aerei di linea nel territorio più sorvegliato al mondo, quello della superpotenza, e che peraltro nessun caccia intervenisse a intercettarli nel loro tragitto: le Torri (e il Pentagono) dovevano essere solo “sfregiate”, non dovevano crollare. Le vittime avrebbero dovuto essere dieci, venti volte di meno. Quei due “buchi” sarebbero rimasti in bella mostra per l’umanità intera, in cima ai due famosi grattacieli, per decenni, e insieme alle vittime (qualche centinaio, non migliaia) sarebbero bastati a giustificare qualsiasi azione in giro per il mondo da parte della risma sanguinaria (i NeoCon e la Destra religiosa a-stelle-e-strisce) che fin dai tempi di Reagan infesta questo pianeta. «Ecco, guardate che cosa ci hanno fatto: è per questo che invadiamo l’Afghanistan/l’Iraq/l’Iran/la Siria/la Libia/il Sudan/Cuba/lo Yemen/la Somalia» — e chi più ne ha più ne metta.
Del resto — è Storia anche questo — Al-Qāʿida fu creata dagli stessi Americani; i dirottatori si addestrarono nelle scuole di volo americane, e il giorno fatidico agli imbarchi nessuno ebbe niente da eccepire su di loro; di più, nessuno ha mai visto/incontrato di persona il signor Osama bin Laden da vivo (appariva soltanto in video) né tantomeno da morto (il suo corpo, dopo il raid di Abbottabad il 2 maggio 2011, fu “gettato in mare”)…

Utilizzai lo scenario nel mio romanzo “L’Uomo Nuovo”, la cui stesura cominciai nel 2003. Questa che segue è la sintesi della mia ipotesi, ovviamente pompata narrativamente per esigenze di trama. Ipotesi che per inciso sta molto più in piedi della bislacca teoria delle “torri minate”.

(Quanto segue è estratto dal libro “L’Uomo Nuovo”, © Luigi Manglaviti, 2005)


Il nostro “problema” è suddiviso in quattro matrici, tutte di lingua inglese: le Logge Massoniche britanniche, le convinzioni geopolitiche dell’asse Kissinger-Huntington, l’esecutivo statunitense da Reagan alla famiglia Bush ai falchi del Pentagono tipo Wolfowitz, e i Cristiani Rinati, i più pericolosi.

MASSONI INGLESI
L’erezione del Nuovo Tempio di Gerusalemme implica l’abbattimento dei luoghi di culto più sacri dell’Islam dopo la Mecca: la Moschea Al-Aqsa e la Moschea di Omar devono essere smantellate e trasferite alla Mecca. Ariel Sharon era il più importante padrino politico dei fanatici del Tempio della Montagna e, come il suo rivale di partito Benjamin Netanyahu, era un presenzialista delle raccolte di fondi a New York per l’Ateret Cohanim Yeshiva, il principale centro della vecchia Gerusalemme dove si raccolgono gli estremisti che vogliono demolire le moschee. Sharon e Netanyahu sono stati collaboratori e discepoli del rabbino Zvi Yehuda Kook, figlio di Rav Abraham Isaac Kook, braccio destro del fascista Jabotinsky a Londra. Il padre di Netanyahu fu segretario personale di Jabotinsky. Merkaz HaRav, il centro fondamentalista religioso dei due Kook, funge da quartier generale del movimento degli insediamenti e per l’infiltramento delle forze armate. Scomparso nel 1982, il rabbino Kook junior è stato il fondatore della setta “Fedeli del Monte del Tempio” insieme a Stanley Goldfoot, noto terrorista ebreo della banda Stern che nel 1948 fece saltare in aria tutto il comando inglese all’Hotel David, un personaggio che durante la guerra aveva lavorato per lord Martin Charteris, pezzo grosso dei servizi inglesi che poi diventò il segretario privato della regina Elisabetta II. Per Kook occorre una Guerra Santa affinché possa avverarsi la seconda venuta del Messia.
Poi c’è il controllo massonico internazionale. In particolare, la loggia Quatuor Coronati che fa capo alla Gran Loggia Madre oggi presieduta dal duca di Kent e diretta dal marchese di Northampton, Spencer Douglas David Compton, imparentato ai Barings, storica famiglia ai vertici della Compagnia delle Indie. Lord Northampton è fissato con l’Israelismo Britannico, convinto che una delle “tribù smarrite” arrivò in Inghilterra ed un’altra in America, e si rifà alla tradizione di Aleister Crowley, anch’egli ossessionato dalla storia del Tempio di re Salomone.
Northampton non è un isterico isolato: è un esemplare dell’eredità odierna dell’Inghilterra di Edoardo VII. Nel 1995, la massoneria italiana inviò in Israele il Gran Maestro Giuliano Di Bernardo, che prevede il successo di una utopia fondata sulla Cabbala e che ha scritto libri su come ricostruire il Tempio. E c’è l’architetto olandese Leen Ritmeyer, che ha prodotto studi ponderosi sull’ubicazione del Tempio. Tutto finanziato da lord Jacob Rothschild del Rothschild Investment Trust. Finita la “guerra dei sei giorni” del 1967, arrivò a Gerusalemme Asher Kaufman della loggia Quatuor Coronati, che innestò sulla “questione Tempio” i Fondamentalisti Protestanti americani del Seminario Teologico di Dallas, diretto da John Walvoord, massimo esponente della corrente religiosa che si rifà a John Nelson Darby — figlioccio dell’ammiraglio Nelson —, che mise a punto una dottrina antisemita per giustificare la decisione del ministro degli Esteri britannico lord Palmerston di costituire un ghetto ebraico in Palestina sotto l’attento controllo britannico. Darby, come il rabbino Kook, sosteneva che gli Ebrei finiranno sterminati in quella battaglia finale di Armageddon che dev’essere ingaggiata per ricostruire il Tempio, condizione necessaria alla “seconda venuta di Gesù Cristo”.
Il darbynismo predicato dalla American Jerusalem Temple Foundation è di un antisemitismo viscerale: la loro ideologia millenarista incoraggia e promuove a Gerusalemme uno scenario da “fine del mondo” perché così si compirebbero le profezie che, secondo loro, sarebbero contenute nelle Sacre Scritture; oltre a finanziare le formazioni terroristiche come quelle di Goldfoot, la Temple Foundation finanzia la Yeshiva Ataret Cohanim, scuola ortodossa che prepara, ormai da decenni, gli aspiranti rabbini a celebrare l’ufficio divino nel Terzo Tempio — quando ci sarà. I rabbini hanno stabilito che «la sua santità si estende verso l’alto, all’infinito», e per impedire che l’impurità di passeggeri non-ebrei la contaminasse, nel 1983 fu vietato tassativamente alla El-Al di sorvolare la zona della Spianata delle Moschee. il fervente appoggio ad Israele dei Fondamentalisti Protestanti Cristiani, elemento portante della Teologia di Armageddon e del controllo dell’Aipac sul Congresso e sul Senato degli Stati Uniti, non è una novità in America. Nel 1994, da un sondaggio di U.S. News and World Report, risultava che sei americani su dieci credevano nella fine del mondo — un terzo credeva che sarebbe venuta entro pochi decenni —, il 61% erano convinti che Cristo ritornerà sulla Terra e il 44% che, a breve scadenza, ci sarebbe stata la battaglia di Armageddon. Due terzi degli intervistati erano “Born again”, i “rinati in Cristo”. Il 53% degli intervistati si è detto persuaso che il Terzo Tempio d’Israele sarà costruito entro pochi anni, al massimo un decennio.
Metà della popolazione statunitense crede che il mondo sia stato creato per come dice la Bibbia, e meno del 10% crede alle teorie darwiniane sull’evoluzione. La gente tenta invariabilmente e inevitabilmente di costruirsi un’identità collettiva, di associarsi, e se non ha la possibilità di entrare in un’organizzazione politica che funzioni, cerca altre vie: il fondamentalismo religioso è diretta conseguenza di questa impotenza.
L’Aipac, American Israel Public Affairs Committee, è il maggior gruppo di pressione pro-israeliano, con 60mila iscritti che organizzano campagne per influenzare i membri del Congresso; ha un bilancio ufficiale di quindici milioni di dollari e fino al 1999 era la seconda lobby dopo quella dei pensionati, battendo pure quella dei sindacati. La continuità tra “il popolo eletto” e la “Nazione sotto Dio” — Israele — è un tema costante dell’evangelismo americano: la “passeggiata” di Ariel Sharon sulla spianata delle moschee che ha provocato la Seconda Intifada è un evento simbolico che viene da questo stato di cose. Pat Robertson, l’infaticabile telepredicatore proprietario della CBN che, sull’onda del successo della Destra politico-religiosa, è stato anche candidato alla Presidenza degli Stati Uniti, sostiene che il mezzo televisivo «rappresenta di per se stesso il compimento della profezia: “Euntes docete! Andate dunque, ammaestrate tutti i popoli!”, Matteo 28:19». Il suo ex-direttore di produzione rivelò che, sin dal 1979, Robertson aveva un progetto segreto, il God’s Secret Project, di cui erano stati discussi tutti i dettagli: si trattava delle riprese televisive della Seconda Venuta di Cristo. Si trovarono perfino a valutare se l’aureola di luce di Gesù avesse potuto pregiudicare la riuscita delle riprese e come si sarebbe dovuta risolvere “tecnicamente” la cosa. Figuriamoci: la troupe che dice a Gesù «Signore, prego, riducete un po’ la Vostra luminosità, abbiamo problemi di contrasto»…

KISSINGER-HUNTINGTON
A Londra e a Washington i cultori della “geopolitica” sono in preda all’ossessione di mobilitare il “mondo occidentale” contro quelle nazioni che si stanno impegnando alla realizzazione del Ponte di Sviluppo Eurasiatico: la Russia, che prima dominava la regione, è di fatto “neutralizzata” dalle difficoltà gravissime che attraversa, e quindi ora occorre passare a contenere — o combattere — la Cina, l’Iran, l’India e la Turchia di Erbakan per stabilire il controllo delle élite geopolitiche su questa immensa regione in cui sono stanziati tre quarti della popolazione mondiale. Lo “scontro delle civiltà”, prima di essere il famoso e sopravvalutato libro di Samuel Huntington di Harvard, è un progetto “antico” che si colloca ben al di sopra: è un vero e proprio “piano di guerra” messo a punto da un raggruppamento di potere tra le due sponde dell’Atlantico e che, pur facendo capo all’Inghilterra dei Liberi Muratori ispirati al Tempio, ha i capisaldi teorici in Henry Kissinger e Zbignew Brzezinski. Il primo è assertore degli schemi geopolitici “dell’equilibrio delle forze” instaurato al Congresso di Vienna del 1815 dal ministro degli Esteri britannico lord Castlereagh e dal Cancelliere austriaco principe di Metternich. Dopo la laurea, negli anni Cinquanta, Kissinger si dedicò a costruire quella rete harvardiana nelle varie amministrazioni democratiche e repubblicane di cui oggi Huntington è una delle figure di spicco. Huntington è stato addestrato a ripetere quello che diceva Kissinger. Brzezinski, invece, quando nel 1976 divenne Consigliere di Sicurezza Nazionale sotto Jimmy Carter, sviluppò una sua teoria geopolitica chiamata “Arco di Crisi”: calcolava che tutta l’ampia regione lungo il fianco meridionale dell’Unione Sovietica sarebbe stata percorsa da instabilità sempre più destabilizzanti — a causa del Fondamentalismo Islamico oppure di conflitti tribali e razziali —, e che questo doveva essere sfruttato a Occidente come un’arma contro l’impero sovietico. Nel National Security Council diretto da Brzezinski, l’incarico di direttore della pianificazione della sicurezza era affidato ad Huntington. Brzezinski e Huntington erano giunti nell’amministrazione Carter passando per la Commissione Trilaterale fondata e finanziata da David Rockefeller nel 1974.
Nel 1996 Brzezinski ha preso parte alla costituzione del Central Asia Institute presso la School of Advanced International Studies della John Hopkins University. i soldi per il nuovo istituto provenivano dalla Smith Richardson Foundation, nella cui direzione figura Brzezinski, e la stessa fondazione ha finanziato Huntington per la realizzazione del suo libro; altri soldi Huntington li ha ottenuti dalla Fondazione John Olin, ad Harvard, nella quale dirige l’istituto di studi strategici. Le due fondazioni sono le principali finanziatrici di progetti per la promozione del neo-liberismo economico e al tempo stesso dello “scontro geopolitico” con i paesi in via di sviluppo. Negli anni Ottanta furono le principali finanziatrici “private” del programma “Project Democracy”, coordinato dall’allora vice-presidente George Bush padre, con il quale quest’ultimo costituì la sua rete privata e semi privata di trafficanti di armi e di droga — una parte di questa rete rimase coinvolta nel pasticcio Iran-Contras. Brzezinski è stato anche uno dei primi promotori della carriera di Madeleine Albright, segretario di Stato in era Clinton, prima alla Columbia University e poi portandola con sé, nel 1978, insieme ad Huntington, nel Consiglio di Sicurezza Nazionale di Carter, per affidarle l’incarico di collegamento con il Congresso USA: quando ha voluto a tutti i costi le sanzioni contro il Sudan, la Albright si è rivelata un’entusiasta promotrice della “crociata” della baronessa inglese Caroline Cox, vice presidente della Camera dei Lord, contro il Sudan. La Cox si distingue per lo zelo con cui propaganda, anche alla Camera dei Lord, la tesi di Huntington. La sua organizzazione, Christian Solidarity International, ha distribuito centinaia di copie degli scritti di Huntington facendone praticamente il vessillo della propria crociata contro il Sudan, l’Egitto, l’Iran, l’India e altre nazioni del “Terzo Mondo”.
In che consiste questo “scontro di civiltà”? Huntington sostiene che a livello di “microscala”, la spaccatura più violenta è quella che separa l’Islam dai suoi vicini ortodossi, Hindu, Africani e Cristiani occidentali; a livello di “macroscala”, la divisione dominante è tra “l’Occidente e tutto il resto”, dove i conflitti più intensi si verificano tra le società musulmane e quelle asiatiche da una parte e l’Occidente dall’altra. Gli occidentali sono in una inevitabile rotta di collisione con i musulmani, che sono intolleranti, e con i cinesi, che sono invadenti. Gli asiatici minacciano Occidente con la loro “crescita economica”, i musulmani con i loro “elevati tassi di crescita demografica”. Lo sviluppo economico della Cina e delle altre società asiatiche fornisce a quei governi gli incentivi e le risorse per diventare più esigenti nei rapporti con gli altri Paesi; la crescita demografica nei paesi musulmani, specialmente l’espansione della fascia d’età 15-24 anni, fornisce nuove leve per il fondamentalismo, il terrorismo, l’insurrezione e i moti migratori. Le popolazioni più numerose hanno bisogno di più risorse, pertanto le popolazioni di società dense o che crescono rapidamente tendono a spingere verso l’esterno, ad occupare territori, ad esercitare pressioni sulle popolazioni demograficamente meno dinamiche. Lo scenario di Huntington, che riscuote consensi unanimi a Washington, è che la Cina entra in guerra col Vietnam, poi scende al suo fianco il Giappone, che insieme combattono contro gli Stati Uniti; intanto l’India ha già iniziato le ostilità contro il Pakistan, gli Arabi si scontrano con gli Israeliani, quindi c’è lo scontro tra Russia e Cina. Poi i missili nucleari raggiungono la Bosnia, l’Algeria e anche Marsiglia, dando vita a complicati scenari di guerra sul teatro dei Balcani e dell’Egeo… Stati Uniti, Europa, Russia ed India si ritrovano infine in uno scontro su scala globale contro la Cina, il Giappone e gran parte dell’Islam. Gli Stati Uniti e l’Europa dovrebbero, secondo Huntington, imporre alla Cina ed agli altri paesi un apartheid tecnologico, fare in modo da «limitare lo sviluppo delle capacità militari convenzionali e non convenzionali dei paesi islamici e sinici» e «mantenere la superiorità tecnologica e militare dell’Occidente sulle altre civiltà».

REAGAN-BUSH-WOLFOWITZ
L’ingresso torrenziale in politica del linguaggio biblico dei Fondamentalisti Protestanti Cristiani coincide con gli anni di apprendistato di Ronald Reagan e con la sua trionfale ascesa alla Casa Bianca, grazie ai voti della Moral Majority, la Destra politico-religiosa. Già nel 1971, quando Reagan era popolarissimo governatore della California, parlò di profezie sull’inevitabile — addirittura imminente — conflitto nucleare con l’Unione Sovietica, distillando le citazioni dei più famosi passi paranoici dei libri di Ezechiele e dell’Apocalisse: «appena saranno finiti i mille anni, Satana sarà lasciato libero, uscirà dalla prigione per sedurre le nazioni che sono ai quattro angoli della terra, Gog e Magog, per radunarli alla guerra. Il numero di questi è come la sabbia del mare… in quel giorno, tuonò Jahweh, nel giorno in cui Gog verrà contro la terra d’Israele, il furore mi salirà alle narici e ognuno volgerà la spada contro i suoi fratelli»… Vero mago della comunicazione ridotta al minimalismo emotivo, Ronnie disse convinto: «la Libia è diventata comunista, questo è il segno che il giorno di Armageddon non è lontano. I rossi devono andare al potere in Etiopia! E’ necessario perché la profezia si compia, che l’Etiopia diventi una di quelle nazioni senza Dio che si scaglieranno contro Israele». Il Gog che allora, nel 1971, era alla guida delle “potenze delle tenebre” pronte ad aggredire Israele, l’Unione Sovietica, era già “l’Impero del Male”: «Ezechiele ci dice che verrà da Nord, e quale altra nazione potente c’è a Nord di Israele? Nessuna. Tutto questo sembrava assurdo prima della Rivoluzione Bolscevica perché la Russia era una nazione cristiana, ma ora che è diventata comunista e atea risponde perfettamente alla descrizione di Gog! Gli ebrei hanno vissuto per secoli la diaspora, ma questo non vuol dire che Dio si è lavato le mani di loro: prima del ritorno del Figlio, li riunirà tutti in Israele. Persino i mezzi di trasporto di cui si sarebbero serviti sono stati descritti in dettaglio dal profeta: alcuni “verranno per mare” ed altri ritorneranno “come colombe ai loro nidi”. In altri termini, o torneranno con le navi o per via aerea…». Questa profezia si compì nel 1967, quando Gerusalemme fu riunita sotto la bandiera d’Israele».
E nel 1981, ormai Presidente: «l’antisemitismo è creazione di Satana che cerca tutti i mezzi per colpire il popolo eletto; oggi lo Stato d’Israele è la sede della profezia. Nel Vecchio Testamento, il ruolo degli ebrei era quello di testimoniare; oggi è quello di preparare la Seconda Venuta di Cristo». Parole di Ronald Reagan, il rivoluzionario economico, il modernizzatore, il teorico dello Scudo Spaziale, l’ispiratore di Rambo, non parole di un matto a Speaker’s Corner…
Ma Reagan era una scatola vuota, leggeva “gobbi”, e quando leggi un gobbo, le parole ti entrano dagli occhi e ti escono dalla bocca, senza passare per il cervello.

CRISTIANI RINATI
I “fundies”, i Fondamentalisti Protestanti Cristiani, cominciarono a proliferare alla fine degli anni Sessanta, epoca in cui il governo USA iniziò ad avallare la politica del “post-industriale” che condusse al disastro gran parte dell’economia americana. La demoralizzazione che seguì fu l’humus in cui cui attecchirono le varie strutture “apocalittiche” e “messianiche” pseudo-cristiane. Nel 1965 Lyndon Johnson, che proveniva dal Sud, favorì la lotta del movimento di Martin Luther King fino a fare pressioni sul Congresso affinché approvasse la legge sul diritto di voto dei neri, nonostante la forte opposizione del partito segregazionista negli stati del Sud. Per tutta risposta, l’allora governatore di New York, Nelson Rockefeller, insieme ad altri pezzi grossi del Partito Repubblicano, lanciò la cosiddetta “Strategia Sudista” per riguadagnare il terreno conquistato dal Partito Democratico, alleato al movimento per i diritti civili. La strategia consisteva nel recuperare gli strati che avevano sostenuto la Confederazione Sudista del xix Secolo. Fecero appello ai “poveri bianchi” del Sud, gente che nutriva livori nei confronti dei neri il cui recente progresso era visto come una minaccia. Proprio tra questi strati, soprattutto rurali, il fondamentalismo protestante fece proseliti a non finire e gli stati che erano appartenuti alla Confederazione Sudista divennero la “Bible Belt”, la “cintura della Bibbia”. La “Southern Strategy” repubblicana contribuì alla vittoria di Richard Nixon, che nel 1968 inaugurò un’amministrazione in larga parte sotto il controllo di Henry Kissinger. Per tutta risposta, i Democratici finirono per ordire la propria “Southern Strategy”, che segnò la fine della politica di raccolta dei consensi tra i gruppi ai quali si era rivolto Franklin Delano Roosevelt. Ciò provocò uno dei disastri peggiori della storia americana, l’amministrazione Carter dal 1976 al 1980. Jimmy Carter, burattino della Commissione Trilaterale di David Rockefeller, era il “fundie” più classico: imbottito di convinzioni superstiziose, si dichiarò pubblicamente “cristiano rinato”. Sotto la sua presidenza, gli Stati Uniti finirono in un declino economico e industriale senza precedenti, che lui incoraggiava tutto preso da una sua insensata utopia agraria. Con Carter, il Fondamentalismo Protestante prese il vento in poppa, e il disastro da lui provocato non insegnò niente al suo partito: dopo la vittoria di Reagan, i Democratici riposizionarono la loro “Strategia Sudista” creando il Democratic Leadership Council, la corrente alla quale si dovette il lancio dei “New Democrats”, la cosiddetta tattica “centrista” di stampo tendenzialmente fascistoide — quel tipo di fascismo che caratterizza gli stati del Sud.
Prima di diventare Presidente, Bill Clinton è stato presidente del Dlc e Al Gore ne è stata un’altra espressione. I bigotti “millenaristi dagli occhi vitrei” sono attualmente in preda alla frenesia e minacciano una guerra di religione che, se non è prevenuta per tempo, potrebbe allargarsi ben oltre il Medio Oriente. Varie associazioni e leader del mondo ebraico hanno finito per accondiscendere e sottomettersi a questa “psicosi” perché hanno paura — non a torto — di gente come questi “fundies”, e perché si preoccupano, a ragione, ma in maniera sbagliata, della “sopravvivenza ebraica”.

RIFLESSIONI
Lo “scontro delle culture” fomentato da Samuel Huntington è tutt’altro che inevitabile, come felicemente dimostrato cinque secoli or sono dal Cardinale Niccolò Cusano nel dialogo “De Pace Fidei”. In quello scritto filosofico, il grande pensatore del Rinascimento espone i termini di come tutte le culture possano riconciliarsi tra loro nella misura in cui condividono la concezione più elevata dell’uomo, perché tale concezione è il tratto più caratteristico di ogni individuo a prescindere da razze e culture. La tradizione oligarchica, oggi espressa dalla cultura britannica e illuministica, poggia invece sul presupposto che l’uomo sia un animale, o che comunque non vi sia una distinzione qualitativa di fondo, assoluta, tra l’uomo e la bestia.

IL VERO FINE DELL’ATTENTATO ALLE TORRI GEMELLE

Questo doveva essere più o meno il piano, ordito ad un livello altissimo dei centri di potere statunitensi:
«un attentato spettacolare, in diretta tv, con 200 o 300 morti, nel cuore d’America, farà precipitare lo “scontro di civiltà”: la miopìa dei Cristiani Rinati e della loro versione “politica” — i Kissinger, i Reagan, i neocon, i Wolfowitz, i Rumsfeld, i Bush — vi vedranno la scusa ideale per correre più velocemente, attraverso invasioni e guerre-lampo nei Paesi del Medio Oriente, verso Armageddon e la ricostruzione del Tempio di Salomone; mentre, al contempo e al contrario, il terrorismo Islamico farà un immenso salto di qualità, ricevendo dall’attentato pubblicità e autorevolezza insperati. Insomma, sarà un boomerang terribile per tutta la risma balorda che gira intorno alla Fondazione del Tempio, e se tutto andrà come previsto, ci sbarazzeremo in brevissimo tempo sia dei Fondamentalisti Protestanti Cristiani che dei Fondamentalisti Islamici».

Ma nell’attentato spettacolare qualcosa non era stato previsto: le Torri, che dovevano essere solo “sfregiate” (come il Pentagono), sono invece crollate!


(Alcuni commenti dal vecchio blog, che non volevo smarrire:)

Braccobaldo, 2007-1-13 @ 4:26:18 am:
Bush, i NeoCon e compagnia stanno seguendo la classica strategia di un’oligarchia minacciata: cercano di allontanare il malcontento di massa puntando sul nazionalismo, in questo caso ispirato da un “nemico sul punto di annientare il popolo americano”. È una sceneggiatura già popolare ai tempi di Reagan: spingi il Paese sul baratro economico in modo da fare a pezzi i programmi di welfare, dichiara una guerra al “terrore” (negli Ottanta di Reagan erano i “terribili” Nicaragua, Grenada e Libia, oggi i “tremendi” Iran, Corea del Nord e Sudan) e atterrisci la tua popolazione fino ad ottenerne l’obbedienza e la passività assoluta. La vera novità del Duemila è la “guerra preventiva”, dottrina al di fuori del diritto internazionale, con la quale gli USA si arrogano il diritto di attaccare chiunque ritengano “pericoloso”, senza bisogno di prove. Donald Rumsfeld cita tranquillamente Al Capone: «è più facile ottenere qualcosa con una parola cortese e una pistola, che con la sola parola cortese». Purtroppo (ed è così da sempre!) solo quelli che hanno i CANNONI possono stabilire le regole del diritto internazionale.

anonimo, 2007-2-8 @ 7:02:41 pm:
Partiamo dal dopoguerra: 1948-1981, la Cia manovra contro i Comunisti in Italia; 1953, in Iran la Cia fa deporre Mossadegh; 1954, la Cia finanzia il golpe in Guatemala; 1956 e 1965, in Indonesia vengono deposti Sukarno e Suharto con l’appoggio Cia; 1969-75, massacri in Cambogia; 1973, la Cia promuove il golpe in Cile; 1961-71, invasione e guerra in Vietnam (tre milioni di morti); 1981, Nicaragua, la Cia finanzia i Contras contro i Sandinisti; 1983, attacco a Grenada; 1986, bombardamento della Libia; 1989, invasione Panama; anni Novanta: Iraq, Bosnia e Somalia. Dopo le Torri Gemelle: 2001, Afghanistan; 2003, Iraq; prossimamente, Iran o Siria o Corea del Nord. FRANCAMENTE, CI HANNO ROTTO I COGLIONI!

cesare, 2007-2-8 @ 7:02:34 pm:
Nella geopolitica, gli Americani non analizzano la Storia e la Geografia ma tendono a semplificare e a ridurre tutto a “modelli applicabili”, concentrandosi sul lato economico; non studiano il caso, ma la sua “riproducibilità” in base alle loro formalizzazioni. Purtroppo per loro, la politica del pianeta non si studia con le foto satellitari! Gli arsenali nucleari e le portaerei non servono contro le bande armate e la guerriglia senza confini degli apostoli di Osama bin Laden. Washington non riesce a individuare la “scala” giusta per sconfiggere i suoi nemici: non ha vere abilità imperiali e confonde la capacità di proiettare ovunque i suoi marines ed i suoi missili con la capacità di controllare e gestire i territori. Che cosa accomuna Iran e Israele, Mauritania e Afghanistan e Pakistan e Libia e Tunisia e Azerbaijan e Iraq? Come si fa a proporre a tutti lo stesso “pacchetto precotto” di democrazia? La democrazia non è un Big Mac!
Per gli Americani la guerra non è la continuazione della politica, è il contrario: la politica estera USA deriva dal concetto di “appròpriati di quanta più terra sei effettivamente in grado di sfruttare”, tipico dei primi coloni del ‘700… È così che gli Stati Uniti si sono formati, è così che si sono presi dal Messico prima il Texas e poi la California: prima hanno installato colonie, che dopo hanno preteso rappresentanza politica, e con essa le garanzie di un Paese che promuove “il benessere e la felicità personale”; quindi hanno mandato l’esercito a difendere le colonie. Perciò a Washington riesce così naturale difendere (in barba all’ONU) anche i princìpi di “offesa preventiva” di Israele.


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