Dialogo immaginario (ma non troppo) fra un Presidente USA e il suo Gran Maestro massone, nei primi giorni del 2001…
– la mia nazione in difficoltà? – chiese “il Presidente” con lo sguardo fisso nel cielo vuoto sopra la prateria.
– tu hai bisogno ad esempio di far fuori subito l’Iraq, prima che serva da sprone per l’Opec… hai bisogno di salvare il Dollaro, e con esso tutto il vostro benessere… tuo padre ha lavorato male, e non ha fatto in tempo a finire quanto aveva cominciato. era troppo influenzato dalle lobby belliche al Congresso e dai suoi soci sauditi, ha badato più a fare affari, che al problema di lungo termine…
Gorgeus Dabliu si voltò lentamente con aria inebetita.
– Alien – disse Jean-Baptiste Première Matropater rivolto verso il capo della Federal Reserve, – vuoi spiegarglielo tu?
Brownspan rise.
– non ci può arrivare, è troppo profondo, per lui. è un cowboy – disse. quindi prese succo di mele Jones, si dissetò e si aggiustò la schiena spalmandola sul grande dondolo di vimini. – vedi, Gorgeus, non sempre l’obiettivo manifesto dell’aggressione è l’obiettivo vero della guerra. a volte non si tratta di quel che speri di ottenere con la guerra, bensì di quello che gli altri perderanno. noi americani, invadendo l’Iraq, vogliamo sperare che la vittima sia l’economia europea, che è robusta e probabilmente sarà ancor più forte in un futuro vicino. l’ingresso della Gran Bretagna nell’Unione Europea è inevitabile; la Scandinavia lo farà in tempi ravvicinati; a maggio del 2004 entreranno dieci nuovi Paesi e questo farà aumentare il prodotto interno lordo dell’Unione Europea a circa 9,6 trilioni di dollari e 450 milioni di persone, di fronte ai 10,5 trilioni di dollari e 300 milioni di persone degli USA. questo, Gorgeus, per i nord-americani, è un formidabile blocco concorrente. capisci?
il Presidente seguiva con la bocca spalancata.
– vedi, che non capisce? – disse Brownspan rivolto a Matropater. intervenne Alphonso Naybeth Birri.
– non capisco neanch’io, Alien. che c’entro io europeo? e perché questa fissazione con l’Iraq? avete già l’Arabia Saudita, con voi… il Kuwait…
– no: il petrolio è sì la causa scatenante, ma non per le ragioni che comunemente si adducono. non è per le enormi riserve ancora vergini che si ritiene esistano in Iraq, che non sarebbero state sfruttate a causa delle sue antiquate tecnologie; non è per le nostre brame di mettere le zanne su questo petrolio. è piuttosto per le zanne che vogliamo mantenere lontane da lì! ciò che ci deve far accelerare le cose è la decisione presa dall’Iraq il 6 novembre del 2000: sostituire il Dollaro con l’Euro nel suo commercio petrolifero. quando Saddam Hussein fece questo sembrò uno stupido capriccio: l’Iraq stava perdendo una gran quantità di utili a causa di una dichiarazione politica di principio. però prese questa decisione, e il deprezzamento continuo del dollaro nei confronti dell’euro sta a significare che l’Iraq fece un buon affare cambiando riserve monetarie e divise per il commercio del proprio petrolio. da quel momento, l’euro si è rivalutato del 17% sul dollaro, cosa che si deve applicare pure ai 10 bilioni di dollari del fondo di riserva dell’Onu “petrolio per cibo”. ora Gorgeus, tu, come Presidente degli Stati Uniti, dovresti porti una domanda che anch’io mi sono posto, all’epoca: che succederebbe se l’Opec passasse all’euro?
GWB si sforzò di rimettere insieme le idee. il suo braccio destro si agitava lentamente nell’aria, piccoli teneri movimenti della mano, come stesse cercando di afferrare la ventiquattrore della lucidità ma non riuscisse assolutamente a ricordare dove l’avesse poggiata. Alien Brownspan non aspettò.
– alla fine della Seconda Guerra Mondiale, nella conferenza di Bretton Woods venne firmato un accordo che fissava il valore dell’oro a 35 dollari l’oncia: divenne lo standard internazionale con il quale si misuravano le monete. però nel 1971 Nixon cancellò tutto questo, il dollaro divenne lo strumento monetario principale, e solo gli USA possono produrlo. il dollaro oggi è una moneta priva di copertura, sopravalutato, nonostante il nostro record del deficit di bilancio e, cosa che tutti per nostra fortuna ancora fingono di non vedere, lo status di Paese più indebitato del mondo: l’ultimo rapporto che mi è passato sulla scrivania dice che il debito USA è di 6021 trilioni di dollari, a fronte di un pil di 9,6 trilioni di dollari.
– cosa? e me lo dici solo adesso, qui? – disse GWB, che non vedeva l’ora di poter uscire dall’impasse.
– e te lo devo dire io? – rise Brownspan. – diamine, sei il Presidente! ma il tuo entourage che fa, è sempre a pesca?
– aspetta – protestò Naybeth Birri, – tenetevi le vostre beghe per il prossimo brief alla Casa Bianca… continua il tuo pensiero, Alien.
– bene. il commercio internazionale è diventato un meccanismo grazie al quale gli USA producono dollari e il resto del mondo produce quel che i dollari possono comprare. le nazioni non commerciano più per ottenere “vantaggi comparativi”, ma solo per ramazzare dollari da destinare al pagamento del debito estero, che è fissato in dollari. e per accumulare dollari nelle riserve monetarie con la finalità di preservare il valore delle monete nazionali. le banche centrali delle nazioni, per prevenire attacchi speculativi alle proprie monete, sono costrette a comprare o trattenere dollari, in una misura equivalente all’ammontare del proprio circolante. tutto ciò crea il meccanismo del dollaro forte che, a sua volta, obbliga le banche centrali ad immagazzinare dollari, cosa che rende ancor più forte il dollaro.
– il più sorprendente circolo virtuoso del pianeta – commentò Alphonso Naybeth Birri.
– sì. questo fenomeno è conosciuto come “egemonia del dollaro” e fa sì che le merci strategiche, e soprattutto il petrolio, siano quotate in dollari. tutti accettano i dollari perché con essi si può comprare il petrolio. dal 1945, la forza del dollaro consiste nell’essere la divisa internazionale per gli interscambi petroliferi globali. da qui il termine di “petro-dollari”. gli USA stampano centinaia di migliaia di miliardi di dollari senza alcun tipo di copertura: “petro-dollari” che sono usati dalle nazioni per pagare la fattura degli energetici agli esportatori dell’Opec. ad eccezione dell’Iraq e, parzialmente, del Venezuela. il famoso Dollaro è un immenso assegno scoperto.
– ah, ecco perché proprio l’Iraq.
– aspetta. questi petro-dollari sono poi riciclati nuovamente dall’Opec negli USA, sotto forma di lettere del tesoro o altri titoli con denominazione in dollari: azioni, beni immobiliari, eccetera. il riciclaggio dei petro-dollari rappresenta il beneficio che, dal 1973, gli USA ricevono dai Paesi produttori di petrolio per “tollerare” l’esistenza dell’Opec. le riserve di dollari debbono essere investite nel mercato nord-americano, cosa che, a sua volta, produce utili per l’economia USA. l’anno scorso, nonostante un mercato in netto ribasso, l’ammontare delle riserve USA è cresciuto del 25%. l’eccedente nei conti dei capitali finanzia il deficit commerciale.
si fermò e bevve un altro sorso di buon succo Jones.
– comunque, in poche parole: dato che gli USA creano “petro-dollari”, gli USA controllano il flusso del petrolio. siccome il petrolio si paga in dollari e questa è l’unica moneta accettata in tali scambi, si arriva alla conclusione che gli USA possiedono il petrolio del mondo gratis!
– lampante – disse Naybeth Birri. – e terrificante.
– di nuovo: che succederebbe se l’Opec decidesse di seguire l’esempio dell’Iraq e cominciasse a vendere il petrolio in euro? una Hiroshima economica. le nazioni importatrici di petrolio dovrebbero mettere in uscita i dollari dalle rispettive riserve delle banche centrali e rimpiazzarli con gli euro. il valore del dollaro precipiterebbe, e le conseguenze per i gloriosi Stati Uniti d’America sarebbero quelle di un qualsiasi collasso di una moneta: inflazione alle stelle tipo Argentina, fondi stranieri in fuga dal mercato dei valori nord-americano, ritiro dei fondi dalle banche come nel 1929, e così via. a dire il vero, questi sarebbero gli effetti potenziali di un improvviso passaggio all’euro: un cambio più graduale sarebbe più gestibile, ma altererebbe ugualmente l’equilibrio finanziario e politico del mondo. data la vastità del mercato europeo, la sua popolazione e la sua necessità di petrolio — ne importa più degli USA —, l’euro potrebbe rapidamente diventare, di fatto, la moneta standard per il mondo. esistono buone ragioni perché l’Opec come gruppo segua l’esempio dell’Iraq e adotti l’euro: dopo tanti anni di umiliazioni subite dagli USA, potrebbero approfittare delle circostanze per emettere una dichiarazione politica di principio. ma esistono anche solide ragioni economiche. il poderoso dollaro ha regnato incontrastato dal 1945 e negli ultimi anni ha guadagnato ancor più terreno con il dominio economico statunitense. alla fine del secondo millennio, più dei quattro quinti delle transazioni monetarie e la metà delle esportazioni mondiali sono avvenute in dollari.
Alien Brownspan smise di parlare e scrutò con aria severa il suo Presidente per qualche secondo.
Jean-Baptiste Première si avvicinò a Gorgeus Dabliu.
– il tuo impegno in Medio Oriente – gli disse, – in primo luogo contro l’Iraq, è assicurare al tuo Paese il controllo di quei giacimenti e porli sotto il segno del dollaro; successivamente passerai ad incrementare esponenzialmente la produzione e forzare i prezzi al ribasso. alla fin fine, il tuo obiettivo è scongiurare, con minacce di ricorrere alle vie di fatto, che qualsiasi Paese produttore passi all’euro.
Gorgeus Dabliu ebbe un ultimo, debole sussulto di protesta.
– se attacco quel criminale di Saddam, rischio di far scoppiare la terza guerra mondiale.
– non succederà. sulla scia del terrore scatenato a livello planetario dall’attentato, tu sarai “autorizzato dal mondo occidentale”, ripulirai l’Afghanistan, ti piazzerai in Iraq e da lì terrai in pugno l’Iran e la Siria, bloccando di fatto il fondamentalismo islamico e i suoi finanziatori.
(tratto da “L’Uomo Nuovo”, 2005)
Addendum inizio 2012
Perché il Presidente degli USA, premio Nobel per la pace (!), l’illuminato democratico Barack Obama, ha firmato il 31 dicembre del 2011 una legge per punire qualunque organizzazione faccia transazioni con la Banca Centrale dell’Iran, che ha avuto l’ardire di aprire una Borsa del petrolio dove si tratta in euro e altre valute, ma non in dollari?
(In caso di scoppio di una “guerra all’Iran”, con la scusa del Nucleare, è il caso di regolarsi su quale sia il vero motivo anche di questo conflitto… E stavolta i NeoCon non c’entrano.)