Quanto sai della Storia d’Italia dal 1945 fino a fine Novecento?

La storia che segue è inventata di sana pianta: nel senso che non è riconosciuta da alcun “grande processo” e che non è stampata su alcun testo storico. Ma 5 o 6 persone in Italia sanno che le cose sono andate così, e ci sono alcuni libri (su tutti, quelli del senatore Sergio Flamigni) e un paio di film (“Piazza delle Cinque Lune”, “Romanzo criminale”…) che ugualmente inventano lo stesso plot.

Fine della Seconda Guerra Mondiale: gli USA sbarcano ad Anzio e “liberano” l’Italia anche dalla Resistenza, che ha già battuto i tedeschi in tutto il Nord, resuscitando all’uopo la Mafia — che era stata annichilita da Mussolini — con l’aiuto del boss Lucky Luciano. Quando gli Americani se ne vanno, si lasciano dietro “Gladio”, un corpo segreto pronto ad entrare in azione in caso di vittoria dei Comunisti alle elezioni. “Gladio” ha le sue basi di addestramento a Capo Marrargiu, feudo sardo di Francesco Cossiga.
In Italia s’installa il sistema di potere “clientelare” della Democrazia Cristiana, che occupa ogni anfratto delle istituzioni politiche ed economiche.
Ad inizio anni ‘60, i primi timidi spostamenti del Paese a sinistra vengono contrastati dal ricatto di una possibilità di colpo di stato (il “Piano Solo”, del ‘64). La Massoneria è già al lavoro, e la stessa tecnica intimidatrice per le istituzioni viene poi usata con il “golpe Borghese” (’70, che vede un filo diretto fra golpisti, Licio Gelli, ‘ndrangheta calabrese con i boss De Stefano e Nirta, servizi segreti italiani, Casa Bianca di Nixon, alcuni generali dei Carabinieri, estrema destra) ed il “golpe bianco” di Edgardo Sogno (’74).
Il presidente dell’Eni Enrico Mattei pesta i piedi alle “sette sorelle” del petrolio, e perde la vita in un misterioso incidente aereo: l’Italia perde la grande occasione per diventare energeticamente indipendente.
Sull’onda del ‘68, lo spostamento a sinistra è ancor più marcato: parte allora, con la strage di Piazza Fontana, la “Strategia della Tensione”, orchestrata dai servizi segreti — che hanno dietro la CIA — con la connivenza della DC, i cui vari governi non muovono un dito. Lo scopo, come si legge nei documenti massonici, è «creare disordine per invocare ordine» — mutuando le tecniche del pizzo mafioso (pagare per esser protetti da chi mette le bombe) usate anche dalla CIA —. Andreotti è una delle figure chiave, ma chi media nell’ombra fra servizi segreti (che conosce bene) e potere politico è Cossiga, già attivo fin dai tempi della fondazione di “Gladio” (detta anche “Stay behind”). Tutte le stragi senza colpevoli che si susseguiranno (Piazza della Loggia, vari “treni” tipo Italicus, Stazione di Bologna) vedranno l’impiego di armi e munizioni provenienti dai depositi Gladio clandestini “Nasco”, arsenali poi scoperti dal giudice Casson durante le indagini sulla strage di Peteano e fra l’altro collegati alle azioni armate dell’eversione di destra (”gladiatori” convinti di non dover aspettare un avvento governativo delle sinistre ma di dover agire subito).
Intorno al ‘74 la Strategia della Tensione, ormai orchestrata dalla P2 che con Gelli ha preso il sopravvento dentro la Massoneria italiana, cambia colore poiché non ha granché sortito finora effetti di “svolta autoritaria”, e sposta la sua attenzione da destra a sinistra, nella cui eversione è ormai nato il “partito armato”. Dal ‘75 al ‘77 Gelli, protetto da Andreotti (vero “vertice occulto atlantico” della P2), infiltra di suoi uomini tutte le istituzioni dello Stato. Il “Piano di rinascita” della P2 ricalca per l’Italia il pensiero della “Trilaterale” di Rockefeller: va eliminato “l’eccesso di democrazia”, la gente deve rimanere apatica e non partecipare alla vita politica; il piano teorizza fra l’altro la “libera antenna”, con lo smantellamento della Rai-Tv, ed il finanziamento di politici “idonei” (Bettino Craxi su tutti).
A metà anni ‘70 le Brigate Rosse fanno il salto di qualità “militare”, e da semplice gruppo ideologico incruento diventano sanguinarie: i leader Curcio e Franceschini vengono arrestati e alla guida dei terroristi “rossi” si installa Mario Moretti, pedina inconsapevole della CIA. Sono gli “Anni di Piombo”. L’ingenua violenza delle nuove BR fa il gioco del “sistema” DC-servizi “deviati”-CIA-P2, spaventando l’Italia e finendo per spostare il Paese a destra. La DC è divisa fra “atlantici cattolici” (Andreotti, Fanfani, Forlani, Cossiga) e “catto-comunisti” (Moro, Zaccagnini): questi ultimi sono sedotti dal “compromesso storico”, ideato dal PCI di Enrico Berlinguer dopo il golpe cileno fomentato dalla CIA (11 settembre 1973: Allende viene trucidato dentro il palazzo presidenziale).
Mentre il Ministro degli Interni Cossiga smantella le strutture dell’Antiterrorismo e ne disperde i cervelli, le BR rapiscono Aldo Moro. I posti chiave dello Stato — servizi segreti Sismi e Sisde, Carabinieri, Esercito — sono ormai tutti appannaggio di iscritti alla P2. La trattativa per la liberazione di Moro è danneggiata da continui depistaggi, e l’ostaggio viene alla fine ucciso. Fra le stranezze del “caso Moro”: una radio libera romana dà la notizia del rapimento pochi minuti prima che esso avvenga; il covo BR di via Gradoli è in un complesso in cui due terzi degli appartamenti sono di proprietà del Sisde; Moretti, affittuario del futuro capo della Polizia Vincenzo Parisi (a quell’epoca nei servizi segreti), ha stampato tutti i comunicati dei terroristi in una tipografia che ha le macchine da stampa del Sismi; durante l’attacco del commando brigatista in via Fani, con l’uccisione di 5 uomini della scorta, è inspiegabilmente presente sul posto un capo del Sismi, Camillo Guglielmi, istruttore di “Gladio”; il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa scopre il covo, ma viene fermato prima di intervenire — e nel frattempo le BR, mentre tutte le forze dell’ordine vengono inviate al Lago della Duchessa con un “falso comunicato” preparato dai servizi segreti, cambiano covo —; il cadavere di Moro viene abbandonato in pieno centro a Roma (città in quel momento militarizzata e “super-pattugliata”), a due passi dalla sede della DC…

Siamo ormai nel 1979: la P2 è dappertutto: servizi segreti, banche, stampa, Esercito, Polizia, Carabinieri, Guardia di Finanza, ministeri, magistratura, principali partiti di governo (DC e PSI) e finanche Vaticano. Oltre ai servizi segreti, particolarmente inquinata è la Guardia di Finanza, che mette in piedi traffici illeciti poi sfociati nello “scandalo dei petroli” con l’Arabia Saudita, un affaire di mazzette che danneggia l’intero fabbisogno energetico del Paese.
L’escalation del piombo cresce fino alle elezioni del 3 giugno 1979: il PCI perde, la DC avanza, è di nuovo possibile una maggioranza senza Comunisti. Lo stesso scomodo generale Dalla Chiesa, che entra in possesso del “memoriale” di Aldo Moro e delle registrazioni degli interrogatori delle BR all’ostaggio, viene esiliato in Sicilia dove, privo di mezzi per operare — e senza scorta — viene trucidato «dalla Mafia» qualche tempo dopo.
Mino Pecorelli, giornalista editore che da anni viene usato da Licio Gelli per “intimorire” il potere, viene ucciso perché conosce l’intera situazione del malaffare italiano, ed è anch’egli in possesso del “memoriale” di Moro; inoltre è al corrente della verità sullo “scandalo Italcasse”, cioè i finanziamenti occulti alla corrente DC di Andreotti. Il suo informatore è il carabiniere colonnello Varisco, fatto fuori 2 mesi dopo mentre indaga sulla morte dell’amico. Entrambi sono affiliati alla P2.
Gli USA sono liberi di installare i missili nucleari Pershing e Cruise sul territorio italiano: capo del governo è Cossiga.
Durante i “movimenti” per rovesciare Gheddafi in Libia, alcuni jet in battaglia sul Tirreno Meridionale colpiscono per errore un Dc9 civile, sulla cui scia è nascosto un Mig libico (poi ritrovato “spiattellato”, con tanto di pilota carbonizzato, sulle montagne della Sila): è la strage di Ustica. L’ennesima senza colpevoli, grazie ad una ventennale azione di depistaggio. Passano pochi giorni e una bomba esplode alla stazione ferroviaria di Bologna: la strage, organizzata da P2 e servizi “deviati”, serve a sviare l’attenzione da Ustica. Il ministro Bisaglia, che mette in relazione i due fatti, viene trovato morto in circostanze oscure.
Malgrado l’apparente “scandalo P2″, che nel 1981 brucia un certo numero di politici e di imprenditori, la loggia massonica e le sue trame non vengono a galla completamente. Figure chiave della compagine di Gelli sono i finanzieri Michele Sindona e Roberto Calvi, che stanno dietro alle manovre sporche — soprattutto riciclaggio e traffici d’armi — della Repubblica Italiana e perfino del Vaticano (la cui storia recente è intrisa di misteri: la morte di Papa Luciani, gli affari dello Ior e dell’Opus Dei, l’attentato a Wojtyla, la scomparsa di Emanuela Orlandi…), e che finiscono entrambi “suicidati”.
Sindona, esperto in evasione fiscale ed export di capitali, amico del capo della CIA e di Richard Nixon (i presidenti americani sono tutti iscritti alla loggia “Supremo Consiglio Madre del Mondo” di Washington, di Rito Scozzese, e sia Gelli che Sindona sono sempre invitati alle cerimonie di insediamento), è in affari con lo Ior (la banca del Vaticano controllata da quel Paul Marcinkus che Sindona ha messo a capo della Cisalpine Overseas Bank delle Bahamas), con Cosa Nostra americana, e gode della copertura di Andreotti. Quando nel 1974 (in quell’anno è in atto una recessione per la crisi energetica, la DC perde il referendum sul divorzio, Nixon si dimette per il Watergate) arriva il crac delle sue attività, si mobilitano per salvarlo Andreotti, la P2 e la Mafia; fallito ogni tentativo, Sindona comincia a ricattare il gotha politico e imprenditoriale e inscena un finto rapimento alla Moro, senza risultati: il finanziere viene imprigionato negli USA. Ma mette nei guai Gelli: i giudici che indagano sul falso rapimento trovano in casa Gelli gli elenchi (incompleti) della loggia massonica. Le rivelazioni sindoniane dal carcere sono vere e proprie bombe (su terrorismo, traffico di droga, riciclaggio, traffico di armi nucleari), e il finanziere di Patti viene “suicidato” prima di rivelare tutto (memorabile una vignetta satirica in cui Fanfani e Andreotti commentano intorno ad una tazzina: il primo dice «Povero Sindona, avvelenato con un caffè», il secondo replica parafrasando la Lavazza «Più lo mandava giù, più ci tirava su»).
Calvi è affiliato sia alla P2 che alla “Loggia 901″ inglese, indispensabile per fare affari nella city di Londra: al crac di Sindona, ne prende il posto di “polmone” per la P2. Inevitabilmente, succhia-che-ti-risucchia, anche Calvi arriva al crac: del suo tentato salvataggio si occupa anche Giuseppe Pisanu, futuro ministro dei governi Berlusconi. Il banchiere muore “suicida” a Londra: il rito della sua “impiccagione con bagno nel Tamigi” ha affinità con certi rituali massonici; la polizia londinese, controllata dalle logge inglesi, archivia velocemente la pratica.
Il trio Sindona-Marcinkus-Calvi opera offshore (Bahamas, Liechtenstein, Lussemburgo) con un sistema di “scatole cinesi” che impedisce di risalire alla provenienza dei capitali, che nel periodo 1971-73 ammontano a 1,5 miliardi di dollari dell’epoca: soldi del Vaticano che Marcinkus sottrae al fisco italiano, più denaro della mafia siculo-americana che Sindona ricicla all’estero.

Il “Piano di rinascita” mutua dal modello di propaganda USA il controllo dei media. La P2 tesse la sua tela intorno al Corriere della Sera attraverso il banchiere Umberto Ortolani (legato a Andreotti, Sindona e monsignor Marcinkus), cooptato nella loggia di Gelli attraverso tre tipi di pressione: i ricatti a mezzo stampa di Mino Pecorelli, il rapimento del figlio ad opera della “banda della Magliana” (fondata a Roma dal boss siciliano Pippo Calò, piduista), gli intrallazzi del Banco Ambrosiano di Calvi. La Rizzoli-CorSera, grazie ai soldi dello Ior di Marcinkus, diventa il nuovo polmone finanziario della P2 e acquisisce varie testate locali; contemporaneamente, secondo lo schema “libera antenna”, il piduista Silvio Berlusconi muove l’assalto al monopolio tv della Rai. Le perdite dell’Ambrosiano di Calvi vengono coperte dallo Ior del Vaticano. Calvi e Gelli fanno crescere la nuova figura politica di Craxi, che s’impossessa del PSI grazie ai loro finanziamenti attraverso il “conto Protezione” in una banca svizzera. Nello stesso periodo, anche Maurizio Costanzo fa carriera grazie alla P2. La Procura di Roma attacca la Banca d’Italia lasciando Calvi libero di agire; riesce ad insabbiare il “conto Protezione” e inoltre si adopera per più di un decennio nell’insabbiare tutte le indagini più importanti della magistratura sul “sistema di potere occulto”.
Il magistrato Vittorio Occorsio, che indaga sulla loggia, viene ucciso nell’estate del ‘76; “la Mafia” uccide l’avvocato Giorgio Ambrosoli (liquidatore delle banche di Sindona) perché, malgrado le pressioni di Andreotti e Gelli, questi si oppone agli imbrogli proposti per il salvataggio (usare i fondi del Banco di Roma per coprire le perdite); viene ucciso il giudice Emilio Alessandrini che indaga su Calvi e il Banco Ambrosiano. Viene fatto fuori “dalla Mafia” il presidente della regione Sicilia, Piersanti Mattarella, perché fa revocare gli appalti ai boss iscritti alla P2 e controllati dal democristiano andreottiano Salvo Lima; anche i giudici Gaetano Costa e Rocco Chinnici, che indagano sullo stesso filone, vengono trucidati, e a seguire tocca a Pio La Torre (segretario PCI Sicilia, che elabora una proposta di legge per colpire i patrimoni di Cosa Nostra), al giornalista Giuseppe Fava (che indagando sugli intrecci mafia-affari-politica e sugli omicidi dei capi di polizia Boris Giuliano e Ninni Cassarà, scopre la pista dell’Ordine paramassonico dei “Cavalieri del Santo Sepolcro”) e al generale Dalla Chiesa.
È attraverso i legami — e perfino l’affiliazione — alla massoneria, che i boss siciliani ottengono informazioni sulle indagini di polizia, processi truccati e lucrosi appalti; il rituale “di sangue” dell’affiliazione a Cosa Nostra è addirittura una copia del giuramento massonico del Rito Scozzese Antico e Rettificato. I collegamenti massoneria-mafia sono “curati” dai politici andreottiani Calogero Mannino e Salvo Lima.
Papa Luciani, il “pontefice dei 33 giorni”, indaga sui fondi esteri e sulla massoneria vaticana ma, poche ore dopo aver dato ordine di rimuovere Marcinkus e i vertici dello Ior, muore in oscure circostanze (il Vaticano, in cui è presente la “Loggia Ecclesia” controllata dagli inglesi del potentissimo Duca di Kent, rifiuta l’autopsia e procede subito all’imbalsamazione del cadavere).
Dopo i delitti Moro e Pecorelli, il binomio Massoneria-CIA insedia in Italia Francesco Pazienza: amico di Kissinger e di Ronald Reagan, il faccendiere crea una specie di Super-Sismi segreto, con il compito di arginare lo strapotere di Licio Gelli. Pazienza si “occupa” del caso Calvi facendo pressioni su Marcinkus e sul Vaticano, che nel frattempo hanno fatto di tutto per defilarsi (Marcinkus rifiuta di sborsare un solo quattrino per i crediti dell’Ambrosiano verso lo Ior, ma dopo l’elezione di Wojtila — il quale lascia Marcinkus in carica! —, il Vaticano è costretto a rimetterci 240 miliardi).

Siamo nei ruggenti anni ‘80, in giro ci sono Reagan, la Thatcher e il “liberismo totale” della Deregulation; entra pesantemente in scena Bettino Craxi: il suo PSI offre “solidità” alla DC e insieme mettono in piedi una “stabilità di governo” che, attraverso i soliti metodi clientelari ma con in più una inaudita voracità corruttiva, erode le fondamenta dell’Italia (non c’è più un “boom economico” come nell’immediato dopoguerra) generando un debito pubblico mostruoso dal quale ancora oggi non riusciamo a riprenderci. Per tutto il decennio, fino a “Mani Pulite”, ricalcando quanto teorizzato nel “Piano di rinascita”, il potere appartiene saldamente al “C-A-F” (gli “idonei” Craxi-Andreotti-Forlani).

Nel 1989/91 finisce la Guerra Fredda con il crollo dell’Urss, e nel ‘92 i Repubblicani perdono il potere negli States (viene eletto Clinton, un Democratico). I “poteri rossi” capiscono che il quarantennale sistema di governo democristiano può essere finalmente attaccato perché ormai privo dell’appoggio USA. Et-voilà, “Mani Pulite”: DC, PSI e gli altri partiti minori del “Pentapartito” vengono travolti da un autentico tsunami, scatenato da quella Magistratura che per decenni è stata imbavagliata e vessata, e promosso dalla Sinistra (che, malgrado il marcio delle “sue” Coop, ne viene solo sfiorata).
Il vecchio “sistema” sopravvive in nuove forme. Nel 1994, i massoni del Sud si mobilitano per fare stravincere Forza Italia e Alleanza Nazionale. Si generano due “poli”: da un lato Silvio Berlusconi, l’ex-P2 ormai padrone dell’etere, della pubblicità e di svariate altre cose, che deve la nascita del suo “impero tv” alla protezione di Craxi, autore perfino di un decreto legge ad hoc (scomparso Craxi, il “Cavaliere” è costretto a scendere di persona in politica per difendere i propri business); dall’altro lato Romano Prodi, un ex-boiardo di Stato di marca democristiana, protagonista degli intrallazzi delle Partecipazioni Statali delle decadi precedenti (a Sinistra non ci sono più figure di rilievo come i Berlinguer o i Longo, e i “rossi” si accontentano di lui, “centrista in un Paese cattolico”, per andare al governo).
La Sinistra, diretta da rissosi “gnomi politici”, non riesce a rimanere a lungo al potere e l’Italia fa il suo ingresso nel Terzo Millennio guidata dalle destre: il “Cavaliere” rende il Paese di nuovo — anzi, più di prima: i Repubblicani hanno ripreso il potere a Washington con l’ala “NeoCon” — asservito agli interessi USA, appoggiando con truppe l’invasione dell’Iraq.

E qui potrei andare avanti con l’attentato alle Torri Gemelle (provocato dagli stessi americani, che però non ne avevano previsto il crollo), la crisi economica degli anni 2001-2005 servita a disinnescare il potere del neonato Euro, la geniale invenzione americana della figura di Osama bin Laden… ma ho già detto troppo e comunque è tutto inutile: chi mi crederà mai?
La gente preferisce la Mucca Pazza, l’Aviaria, la pecora clonata Dolly, la Juventus, Totti-e-Ilary, il Priorato di Sion con la “stirpe segreta di Gesù″…!


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