Il deludente capolinea della lotta di liberazione sessuale

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Negli ultimi decenni abbiamo speso molte energie per allontanare la morale dal sesso: ora non ci resta che guardare sgomenti il risultato ottenuto. I ragazzi e le ragazze della festa di Modena dove una ragazza di 16 anni è stata violentata da suoi quasi coetanei, sono i nipoti della generazione che si è battuta per la liberazione del corpo e sono i figli della generazione che combatte ogni giorno contro un crimine che i giornali chiamano femminicidio: con ciò proporrei di escludere subito dalla riflessione il deficit culturale.

A mancare non è la cosiddetta trasmissione di valori. È accaduto qualcos’altro. Qualcosa che unisce gli adolescenti ignoranti e quelli istruiti, i disinformati e quelli consapevoli, i borgatari e i rampolli dei quartieri alti. Innanzitutto l’esaltazione di una sessualità libera e senza pudore come primo elemento di affermazione sociale, per non dire di civiltà. Dopo duemila anni di oscurantismo cattolico, l’Occidente ha stirato le pieghe che occultavano il piacere. L’educazione sessuale ha dissolto il mistero dell’eros a favore di una concezione sempre più fisiologica e naturista. Le riviste e i media hanno lavorato, da un canto, sull’aspetto salutare del sesso, dall’altro sull’aspetto estetico-sociale: fare sesso è “cool”.

A questo bombardamento comunicativo acritico, di una pratica sessuale al di là del bene e del male, si è aggiunta la più grande trasformazione dei canali di conoscenza dagli albori dell’umanità: internet. La Rete ha conclamato una società del godimento immediato. Qualsiasi cosa io voglia, la compro subito e domani il corriere suonerà alla mia porta. Non c’è attesa, abbiamo saturato la casella vuota che permette al desiderio di circolare. Questo vale per l’ultimo gioco della playstation come per un sito web di incontri. Cerco uno o una che abbia voglia di farlo ora, possibilmente nel mio quartiere, e mi placo. È il desiderio declassato e secolarizzato a piacere d’organo.

C’è poi — non ultima — la particolare angoscia di essere un adolescente oggi, quando ti basta un clic per vedere tutte le posizioni del kamasutra realizzate da copulatori veri, un clic per sapere tutto in teoria, ancor prima d’aver dato il primo bacio. Un mondo che ti spinge a buttarti subito, adesso, nella mischia, senza che tu abbia avuto neanche il tempo di capire se ne hai voglia, senza concederti quel lento, prezioso, maldestro apprendistato di cui anche noi, disinibiti e disinibite quarantenni e cinquantenni, abbiamo beneficiato. Ora la velocità detta legge: si passa in un attimo da una stagione di piselli e patatine a una dove ci si ammucchia in tutti i modi possibili. Feste dove, invece di affrontare esitanti il gioco della bottiglia, ci si scambia buchi e protuberanze in figurazioni che ricordano Bosch e il marchese de Sade. Certo va detto che la condivisione coatta di questo immaginario comporta, nella sua vulgata mainstream, il solito squallido assoggettamento del corpo femminile: ma bisogna anche aggiungere che i ragazzi e le ragazze sono complici inconsapevoli di questo assoggettamento (come dimostra l’indifferenza unisex dei presenti alla fatidica festa modenese).

Una volta disgiunto il sesso dal desiderio — e dalla seduzione —, la palestra pornografica impone i suoi kata maschilisti, a cui tutti questi nuovi amanti muscolari, senza distinzioni di genere, si applicano diligentemente. Ripeto: basta un clic e vedi quattro o cinque uomini che spargono il proprio seme sul corpo di una donna fiera e sorridente, ancora un solo clic e vedi ragazzine che si sfidano in una gara di fellatio a una festa di compleanno, secondo un uso drammaticamente frainteso del concetto di emancipazione. Ragazzine indotte a credere che — ora che non è più peccato, ora che siamo tutti uguali — sia necessario affannarsi ad aggiungere sempre nuove tacche sulla pistola. (“Parità di diritti” significa un’altra cosa, ma è come se anche questa espressione fosse stata superata da un salto di livello.)

Nel caso di Modena una ragazza ha capito di essere stata stuprata: ma quante altre al posto suo pensano che «funziona così», che non ha senso denunciare? Quasi nessuno sa sottrarsi al ritmo scandito dall’epoca: violenze e abusi, esattamente come la solidarietà mancata o la condanna degli amici stupratori, appartengono a un mondo dove valeva ancora il giudizio morale; qui invece siamo entrati nella dimensione oltreumana annunciata da Nietzsche: la trasvalutazione di tutti i valori, a dispetto del giusto e dell’ingiusto (e delle solite trincee di maschi contro femmine).
Sembrava un sogno. Invece è un incubo.

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