Il nulla in streaming

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È come quella nausea mista a delusione che ti prende quando iTunes ti propone le classifiche dei brani più scaricati della settimana, musica che potresti avere in cinque secondi mentre all’epoca del vinile dovevi aspettare un mese che il tuo negoziante portasse il disco. È come quella rabbia che ti coglie guardando i vecchi filmati sgranati dei Genesis o degli Who degli Anni ’70, pessimi footage ad opera di qualche amatore armato di Super8, al pensiero che oggi di Laura Pausini o Lady Gaga possiamo invece sorbirci il dolby surround con salto iperspaziale e l’alta definizione che ci fa contare quanti brillantini hanno sul decolleté…

È la sensazione rivoltante che ti prende di fronte alle “dirette streaming” dei Cinquestelle: una tecnologia superprogredita al servizio… del vuoto pneumatico.
Avere i denti quando non c’è più il pane.
È il sapore della disdetta. La disperata e disincantata disdetta di non avere avuto a disposizione una “diretta streaming” ai tempi di Berlinguer o di Altiero Spinelli o di Einaudi, e averla invece al tempo di Vito Crimi e di Roberta Lombardi. E doversi sorbire il più borioso NULLA di due “persone qualsiasi”, catapultate in Parlamento via Porcellum dopo esser state selezionate via web in dieci minuti, e che si permettono di distribuire patenti di “credibilità” dall’alto del loro non-essere, della loro “qualsiasità” esibita come fosse Verbo evangelico, come fosse valore supremo.
Vanno in streaming. Ma senza ancora uno straccio di proposta concreta, non un solo progetto di legge in quel Parlamento che hanno occupato col vestito buono. Hanno avuto spalancata un’occasione storica: quella del cambiamento, della rivoluzione pacifica. La stanno usando come ragazzini di fronte a un giocattolo insperato. «È mio, è mio, vai via tu!, tu non ci giochi, devo giocare solo io». Vogliono il governo, ma senza dire a chi dare l’incarico. Sbandierano “20 punti”, ma non forniscono le basi per realizzarli: per esempio dove prendere i soldi. Sfuggono sempre e comunque a ogni valutazione. E sfanculano chiunque: semplici cittadini, giornalisti, gli altri parlamentari democraticamente eletti come loro. Come se il vaffanculo fosse l’unico, ultimo valore. Quello del sonno della ragione. E dell’autodistruzione di un Paese.
Ma più nel concreto — e ce ne renderemo conto solo fra mesi o anni —, c’era l’occasione irripetibile di far fuori Berlusconi, e di tenere il resto dei partiti sotto al pacchero: bastava dire «sì» a un Bersani andato a umiliarsi in ginocchio e col capo cosparso di cenere presso il Crimi e la Lombardi questuando l’accordo per fare insieme un governo. Un governo telecomandato da M5S, ottimo per mandare in esilio i vecchi arnesi (i D’Alema, i Casini e gli altri gattopardi). L’occasione insperata che anche chi non ha votato 5Stelle aspettava da sempre.
Occasione buttata alle ortiche. E per cosa? Per integralismo morale? No: a causa del niente. Per il puro piacere del «vaffa» al segretario di un partito di fronte alla webcam.

Il niente al potere, e il potere del niente. “In streaming”.


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