Altro che Primarie, è tutto deciso: il “politecnico”

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«Polit(ico+t)ecnico»

Spread Btp-Bund a 310 e aste di titoli di Stato che promettono i rendimenti più bassi da due anni: la crisi dell’Italia sembra un ricordo. Eppure c’è qualcosa che non torna. È cresciuto il tasso di sofferenze bancarie, è aumentata la disoccupazione, è diminuito il risparmio, sono crollati i consumi. Ed è aumentato pure il Debito Pubblico.

La recessione è più pesante delle previsioni di Governo e Tesoro, che sono ancora sicuri che nel corso del 2013 arriverà la ripresa economica. Stime che sono già state smentite sia dal FMI sia dall’OCSE, che vedono uno spiraglio per l’Italia solo nel 2014. Christine Lagarde ha inoltre specificato che il famigerato pareggio di bilancio in Italia si potrà vedere nel 2017, non nel prossimo biennio come dice il ministro Grilli. E peraltro il calo della produzione industriale è destinato ad aumentare — se ne lamentano sia in Confindustria che nelle banche d’affari.
A fronte di un compito ben preciso — “mettere in sicurezza l’Italia” —, Mario Monti non ha fatto quanto avrebbe potuto: dato il carattere emergenziale del suo esecutivo e dell’intrinseca paura che incuteva uno spread fra Btp e Bund a quota 575, nelle mani di Monti c’era un POTERE IMMENSO, tale da superare le barriere della classe politica per andare a colpire il “cuore malato” del Belpaese per ripristinare il battito corretto, smarrito da oltre vent’anni. Invece no. Monti è sceso a compromessi sulla riforma delle pensioni, sulla riforma del lavoro, sulle liberalizzazioni, sulle privatizzazioni, sulla dismissione del patrimonio pubblico.

E quindi?
Come mai adesso questo spread così basso?
Di fronte a un Movimento 5 Stelle in costante aumento (ormai dato a ridosso del 20%, seconda forza politica dietro al PD), a un PdL schizofrenico, a una caduta di fiducia generalizzata nei partiti, perché gli investitori non prezzano questa incertezza? Come mai né Moody’s né S&P ci declassano?

Forse la risposta è nelle “teorie del complotto”. È innegabile che Monti abbia ricostruito, sicuramente grazie al suo ‘network’ (i tanto vituperati Bilderberg, Trilaterale, Aspen Institute, Goldman Sachs), la “credibilità” del Paese all’esterno. Hedge-fund manager, asset manager, tesorieri, commissari europei, economisti, banchieri: per loro basta sapere che Monti c’è. Probabilmente è anche per questo network che sono arrivati nuovi accordi commerciali (l’ultimo con la Cina per 1,27 miliardi di euro, un altro ciclopico in via di definizione col Qatar e gli Emirati) e diverse raccomandazioni di acquisto sui titoli di Stato italiani nelle ultime settimane: da PimCo a BlackRock, due fra i maggiori investitori internazionali, passando per Goldman Sachs, J.P. Morgan e Morgan Stanley, la finanza che conta è tornata a guardare all’Italia.

E insomma eccola qua la spiegazione a uno spread così basso.
C’è la convinzione che dalle urne italiane, qualunque cosa accada, Monti uscirà (pur non partecipando come candidato) in una posizione di potere. O come Ministro delle Finanze, nel caso vincesse un singolo partito con la maggioranza assoluta, o come Presidente della Repubblica, nel caso non volesse l’incarico al ministero. Nel caso di stallo politico, invece, la soluzione più facile: Monti come Presidente del Consiglio per altri cinque anni. Una soluzione, quest’ultima, che sarebbe l’ideale per gli investitori istituzionali, che vedrebbero nell’ex commissario UE una garanzia sull’acquisto di bond italiani («male che vada, Monti aumenta le tasse sui soliti noti: i nostri soldi son garantiti»).
In altre parole, se questa ipotesi è corretta, i mercati avrebbero già fatto una scommessa cruciale su Monti, sull’Italia e sull’Eurozona. Conoscendo già il cavallo vincente.

Probabilmente dall’estero ci vedono molto meglio di come ci vediamo noi, e hanno già capito come si va a finire: a meno che non intervenga il “MoVimento 5 Stelle” di Beppe Grillo come terzo incomodo, a guastare per sempre il “bipolarismo all’italiana”, avremo un governo “politecnico”, dove la Politica fa finta di rientrare in gioco, mentre tutto è in realtà nelle salde mani dei “Tecnici” — ovvero della Finanza internazionale, qui da noi rappresentata da Mario Monti.

E allora mi torna in mente il commento che feci su Facebook giusto un anno fa su Monti, Bilderberg, Trilaterale e Massoni, nel quale concludevo così:

«…Eppure, proprio per questo, io mi sento tranquillo. ’Sta gente non è venuta a depredare gli ultimi gioielli rimasti — Eni, Finmeccanica —, non sarebbe ricorsa alla discesa in campo in prima persona, avrebbe agito coi mezzi di sempre.
No.
Questi sono venuti ad aggiustare il giocattolo, che s’è rotto.
Il giocattolo globale.
Lo aggiustano per rimettersi a guadagnare, è chiaro: mica lo fanno perché sta loro a cuore il “miglioramento delle persone”. Ma la sostanza non cambia: lo vogliono aggiustare. E dentro al giocattolo ci sto anch’io.
Per questo mi sento più tranquillo con i Monti-boys, la faccia pulita della Massoneria».

Altro che Primarie, altro che democrazia parlamentare… (e un anno dopo non mi sento affatto tranquillo, no!)


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