I boia-cameramen e la prima caduta “live” di un potente

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Frames di videofonino dal linciaggio in diretta di Gheddafi

C’è qualcosa di assolutamente nuovo e di assolutamente guasto, nel primo “linciaggio in diretta” cui il pianeta ha potuto assistere, e per una curiosa coincidenza il protagonista è lo stesso del primo “bombardamento in diretta”, esattamente un quarto di secolo prima.
Nel 1986 gli USA bombardarono Tripoli facendo coincidere l’attacco con l’apertura dei tg serali americani, con le troupe già in posizione sui tetti degli alberghi in Libia e i registi televisivi che negli studios a 8mila km di distanza scandivano con le dita «pronti?, 5, 4, 3, 2, 1 — sei in onda…» sia ai conduttori tv che ai generali dei Marines.
Nel 2011 siamo sempre in Libia, e sempre a causa di Qāddafi, ma stavolta c’è lui in persona, ad andare “in onda”, e non ci sono troupe organizzate né registi né canali tv: i cameramen sono i boia.
È questo il «guasto» di cui parlo: nel linciaggio di Muammar Qāddafi il protagonista è il videofonino collegato a YouTube, e significante e significato coincidono, senza mediazione alcuna — i media senza media: inmediati, appunto —, neanche un filtro per proteggere i più piccoli dalla nuda crudeltà dell’evento. Ognuno dei combattenti che si è ritrovato a Sirte in quel momento e in quel punto, estraendo il “dittatore” dalla buca in cui cercava scampo, era armato non solo di kalashnikov ma anche di cellulare. E ognuno di questi “patrioti”, pur nella concitazione, ha ripreso tutto, come si fa con la torta di compleanno di un bimbo intento a spegnerne le candeline, o con la partita di calcetto, o in gita al mare.
Marshall McLuhan e Andy Warhol sublimati a un tempo: il mezzo è il messaggio, nel quarto d’ora di celebrità per ogni singolo essere umano.
«Allah u’akbar» urla ogni bestia del branco mentre spara in aria con una mano e punta il videofonino con l’altra. «Sorridi, Qāddafi, stiamo facendo la Storia».


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