Fiat lux

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Marchionne, la Fiat, il governo “complice”, il Pd, la Cgil, la Fiom… Li prendo tutti quanti, li metto da parte e ti invito a fare un ragionamento. Che sembra reazionario ma non lo è.
Prova a parlare con la cassiera dell’ipermercato che ti fa il conto della spesa: ti dirà di avere un orario di lavoro di 8 ore continuative, con mezz’ora di pausa. Se deve andare in bagno deve chiedere una “sostituzione” (che non sempre viene concessa). Il suo, checché se ne dica, è un lavoro di responsabilità, che richiede concentrazione continua (filtrano fra le sue mani le merci e i soldi dell’azienda), e a contatto con il pubblico. Se le condizioni proposte agli operai Fiat sono un «attentato fascista alla democrazia», le condizioni di questa cassiera come possono essere definite? Schiavismo?

Gli operai che il 13 gennaio 2011 votano “no” al referedum sul contratto Fiat hanno ottenuto delle condizioni pressoché privilegiate, che vengono del tutto negate agli altri lavoratori italiani. Eppure sono “in lotta”, e le loro lotte rischiano di allontanare le imprese più grosse dall’Italia e dunque di impoverire il Paese nel suo complesso. Ora, non bisogna negare agli operai — o a chiunque altro — di lottare per migliorare la propria condizione di lavoro, ed è vero che la Fiat (ingrata) ha sempre vissuto alle spalle del Paese, beccando contributi a pioggia e un “tetto” di miliardi e casse integrazioni quando le cose andavano male; però in una situazione così sfasciata come quella in cui ci troviamo oggi, e con un mondo industriale (di tutto il pianeta, non solo d’Italia) che scappa dove ha meno costi infischiandosene alla grande della bandiera, farei veramente a meno della retorica incazzata di questi lavoratori ipergarantiti chiamati “operai Fiat”. La Fiat non ha alcuna scelta: o compete come fanno tutti gli altri, o chiude. Nessun italiano (o europeo, o nordamericano) comprerebbe un’auto più cara di 500 o mille euro «perché così almeno salviamo gli operai italiani che costruiscono quell’auto». «È il mercato, bellezza.»
Pensa allora alla cassiera che ti fa il conto della spesa: non ha una copertura sindacale decente, sgobba, non può farsi scappare la pipì ed è pure gentile con i clienti rompiscatole. Per le persone come lei — e per i giovani senza futuro, e per i ragazzi che lavorano in nero, e per le finte partite Iva, e per tutti i non garantiti che lavorano in Italia — bisognerebbe fare uno sciopero generale e/o un referendum: non per dieci minuti di pausa in meno in un turno di lavoro o per il divieto di darsi malati due giorni prima delle ferie!


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