Social Media: dilettanti allo sbaraglio

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Più passa il tempo e meno trovo ci sia da entusiasmarsi per il Social Networking e i suoi tifosi. Costoro in effetti paiono possedere solo un talento per il chiacchiericcio, ovvero per lo sfogo di chi apre la bocca per darle fiato. Dunque un tipo umano che senza internet farebbe meno danni. Invece ora si riunisce ad altre miriadi di dilettanti, e coopera a impoverire la cultura, come mai sarebbe loro riuscito prima.
Il digitare dei polpastrelli eccita il dialogo compulsivo su notizie scopiazzate. E genera la presunzione di massa che l’informazione si possa ridurre a una conversazione. Tant’è che in tutti i social networks la parola si impoverisce a battuta sempre più priva di sintassi, senza grazia di suoni e grammatica; nemmeno nell’insulto. E allora per quanto mestieri come il giornalista o l’insegnante possano dirsi in difficoltà, viene comunque da rimpiangerli: meglio di questo decadere in una “protervia globale”, che decima le industrie dei giornali o dei libri e corrode i mestieri particolari della conoscenza e dell’arte.
Insomma, direi che il sapere lasciato a costoro regredirebbe presto al frenetico tramare di un mondo di scimmie armate di videotelefonini.

Il Social Networking, la parte malata del “Web 2.0″, sta insanamente cancellando ogni distinzione tra l’esperto e il dilettante, tra il pubblico e l’autore che si applaude da solo. E in tal maniera finisce di uccidere la nostra cultura — deduzione per la quale occorre peraltro ormai pure un certo coraggio —. Il conformismo con la “globalizzazione” è peggiorato: ci si limita al biasimo di internet, ma subito corretto dalle lodi. Si compiace la massa degli incolti con distinguo innocui, si biasimano i vizi erotici, la pedofilia, il crimine; ma si loda la “rivoluzione”. E invece il Social Networking non è neutrale. Deve anzi dirsi uno dei motori più perniciosi della standardizzazione globalizzante. Come le migrazioni, pure il Social Networking è il più delle volte una sciagura. Prima quelle miriadi di anime di tutto scontente, contente di lasciar pilotare i loro pensieri dagli stati d’animo, non erano infatti così perniciose. Ora sono invece evolute a militanti in stato permanente di una pochezza che confonde ancor più la conoscenza.
Ogni mania di questa rete si riassume in un intento: surrogare la verità con una banalità reiterata che si massifica sui video, messa ai voti dagli accessi. Un pessimo esito, che diseduca le ultime generazioni. Insegna loro a confondere con la chiacchiera di massa la cultura, quando essa consiste invece in individuale elevarsi, in un tendere faticoso e morale dell’io alla verità, la quale non può dirsi argomento statistico — metafora oltremodo incongrua da parte mia, ma quando la verità si è messa ai voti, è stato crocifisso Gesù Cristo…! —. Inoltre il disastro in Italia si profila anche peggiore, tenuta in conto la crisi più potente che altrove delle nostre istituzioni culturali; e la vanità degli Italiani. A milioni hanno libri nel cassetto, e ambizioni canore o estetiche. Ma non soltanto leggono da sempre meno libri dei Tedeschi o dei Norvegesi, per esempio: parlano pure un italiano sempre più povero, che li fa quindi pessimi lettori dei giornali, i quali peraltro volentieri li rincorrono, come le tv, al ribasso…
Comunque sia, ecco come potrebbe forse descriversi il disastro presente del Social Networking, che alla lunga potrebbe distruggere internet: un dilettantesco effetto corrosivo sulle (già provate) forze dell’io.
Abbasso i Social Media, abbasso Facebook, abbasso Twitter, abbasso il copia-e-incolla… e alzo un bicchiere di porto, aprendo un buon libro.


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